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Articolo Opinione Liberale


Da novembre 2018, circa 50 collaboratori dell'amministrazione cantonale sono autorizzati a lavorare da casa, oppure da altra sede vicina al proprio domicilio. A seconda del grado di occupazione, il dipendente può espletare la propria attività per mezza giornata o per la giornata intera. Si tratta di una fase sperimentale, per il telelavoro, della durata di un anno. Al termine di questo periodo, anche in base ai feedbacks dei collaboratori coinvolti, si effettuerà un bilancio dei risultati (prestazioni) ottenuti: se questi dovessero essere positivi, nel caso di occupazione al 100%, si potrà prevedere la possibilità di lavorare da casa due giorni a settimana. La realizzazione di questo progetto vede come promotori i granconsiglieri liberali radicali Nicola Pini e Natalia Ferrara. Già da una prima indagine, con alcune persone coinvolte, l'esperienza del telelavoro risulta essere più che positiva. Contribuisce notevolmente al miglioramento della qualità di vita; as esempio, un collaboratore proveniente dalle Valli o dal Mendrisiotto ha a disposizione due ore e mezzo di tempo libero in più al giorno nel caso in cui utilizzi i mezzi pubblici per recarsi al lavoro.

Naturalmente, l'autodisciplina è d'obbligo: infatti è da considerarsi giornata di lavoro a tutti gli effetti anche se lo stesso è eseguito da casa. Inoltre, per quelle attività che richiedono particolare concentrazione, la produttività potrebbe addirittura migliorare, dal momento che ci sono meno occasioni di interruzioni e/o distrazioni da parte dei colleghi. Per tutti questi motivi, ritengo che la politica debba sostenere attivamente, e in modo incisivo, il telelavoro per consentire alle future generazione di lavorare presso il proprio domicilio: ecco una proposta concreta per evitare lo spopolamento delle nostre Valli.



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